La medicina del lavoro si occupa della prevenzione, della diagnosi e della cura delle malattie causate dalle attività lavorative.
“Serve ad identificare problemi e ad intervenire tempestivamente e, naturalmente, a creare le giuste condizioni perché a tutti sia garantita la possibilità di lavorare in sicurezza”, precisa Tommaso Remondelli, medico del lavoro, riferimento anche di Mediconsult.
“Oggi, rispetto agli anni ‘50 e ’60, è più difficile distinguere tra ambiente in cui viviamo quotidianamente e ambiente di lavoro e questo complica non poco il nostro lavoro”. L’attività del medico competente si snoda lungo un flusso ben definito che parte dall’analisi e la verifica dei rischi sul lavoro. “Il medico partecipa direttamente alla valutazione dei rischi in modo da definire un programma di controllo sanitario periodico che garantisca i lavoratori”, aggiunge Remondelli.
Qual è l’obiettivo finale?
E’ naturalmente quello di evitare le malattie professionali, non nascondendo però quelle che si verificano e operando, di concerto con il datore di lavoro e le rappresentanze sindacali, perché si lavori in condizioni di assoluta sicurezza. Tutti questi elementi di verifica e conoscenza devono portare alla collocazione del lavoratore in una situazione che salvaguardi e tuteli la sua salute. Non è un processo semplice da gestire, in quanto in ognuna delle fasi indicate si registrano interventi di tecnici esterni che vanno collocati in un quadro più ampio.
Professore, cosa è cambiato negli anni in termini di sicurezza sul lavoro? Possiamo dire che oggi si lavora mediamente in condizioni migliori?
Senza alcun dubbio. Il D.Lgs. 81/08, il cosiddetto “Testo Unico” di salute e sicurezza sul lavoro, ha tratteggiato un apparato legislativo che individua precise responsabilità e sollecita tutte le parti coinvolte a collaborare per l’obiettivo finale. Mi riferisco, in particolate, al datore di lavoro, al responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro, ai rappresentanti sindacali della salute (Rls) fino, naturalmente, al medico competente.
E se dovesse indicare un punto debole di questo sistema?
Mancano forse dei paletti netti di divisione di responsabilità tra chi esercita il controllo della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro e chi verifica l’operato di queste persone e, quindi, i funzionari e i medici delle Asl impegnati in prima linea. L’apparato sanzionatorio è quello più volte chiamato in causa per sistemare in qualche modo le situazioni negative, mentre il primo obiettivo deve restare, e fortunatamente molti organi di controllo operano in questo senso, quello di creare le giuste condizioni perché datore di lavoro e medico competente collaborino al meglio tra di loro, una volta verifica l’esistenza di crepe e punti di crisi.
Prego, continui.
Sostengo, quindi, che più che perseguitare il datore di lavoro, sarebbe opportuno che si rafforzi il più possibile la collaborazione tra i professionisti, tra i due medici del lavoro in particolare, quello dell’Asl e quello competente del datore di lavoro.
Le leggi e gli strumenti ci sono, eppure gli infortuni sul lavoro sono ancora all’ordine del giorno.
Purtroppo ci sono ancora aree senza regole, dove i diritti dei lavoratori sono in larga parte ignorati ed è chiaro che in certi contesti immaginare e sperare che si rispetti la normativa in materia di sicurezza sul lavoro diventa decisamente complicato. Così come va sottolineato che ci sono situazioni limite in cui i mass media entrano spesso e volentieri a gamba tesa. Una cosa è certa: oggi ci sono norme chiare e restrittive per operare al meglio per la salvaguardia della salute dei lavoratori. Con la collaborazione di tutti si possono raggiungere risultati importanti, migliorando sempre di più le condizioni generali di lavoro.