In Italia un bambino su tre è sovrappeso o obeso, il tasso maggiore di tutta l’Europa. Secondo il rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode sono circa 100mila i bambini con problemi di peso, con una prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%). La maglia nera va ai bambini campani (oltre il 40% sono sovrappeso e obesi), seguiti dai coetanei di Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia.
A livello globale, il numero di bambini di età inferiore ai cinque anni obesi o sovrappeso risulta in costante aumento e ha ormai superato quota 40 milioni, 10 milioni in più rispetto al 2000.
“L’obesità è un problema molto serio che diventa una malattia cronica invalidante, con una grossa spesa sanitaria e anche una riduzione degli anni di vita”. Annamaria Colao, professoressa di endocrinologia all’Università Federico II di Napoli, accende i riflettori su quella che è diventata una vera e propria emergenza.
Non è un caso che al “Campus Salute” di Napoli, l’ospedale di campo allestito lo scorso fine settimana sul Lungomare – grazie alla collaborazione delle Università Federico II e Vanvitelli, l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Napoli, numerose strutture private e l’associazione Farmaciste insieme – moltissime persone si siano sottoposte al percorso “Opera” (ovvero Obesity Programs of nutrition, Education, Research, Assessment of the best treatment) per avere contezza della propria forma fisica ed immaginare, eventualmente, di correre ai ripari con terapie mirate.
“Il percorso – precisa la dottoressa Colao – prevede un’iniziale visita medica per poi passare alla valutazione, attraverso alcuni test, della forma fisica. E’ inoltre previsto un test sui sapori e il senso del gusto, il più delle volte non particolarmente spiccati nelle persone con problemi di peso. Infine, non poteva mancare un approfondimento di carattere psicologico”.
Colao non nasconde la sua preoccupazione per la scarsa attenzione rivolta al problema. “Nonostante la Campania detenga il primato per la percentuale di obesi sul territorio italiano, è ancora difficile la fruibilità di pacchetti ambulatoriali complessi per l’obesità, demandando così ai medici di base e ai pediatri la prescrizione dei singoli codici delle prestazioni incluse nel pacchetto, producendo ricette separate per ogni prestazione appartenente ad una branca specialistica diversa”.
Il paziente obeso non ha di fatto nessun vantaggio rispetto all’esecuzione dei singoli esami e delle consulenze non inseriti all’interno di un percorso assistenziale. Ne scaturisce un’inadeguata attività di prevenzione e trattamento delle patologie che si associano all’obesità, come diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari, tumori e malattie osteoarticolari che sono poi quelle che maggiormente gravano sulla spesa del Sistema Sanitario Nazionale.
“Il modo migliore per contrastare l’obesità è condurre uno stile di vita corretto, unito ad una forte motivazione nel voler cambiare le proprie abitudini alimentari e non solo. Mangiare bene, dormire adeguatamente, così come l’esercizio fisico – conclude la professoressa Colao – rappresentano un elemento essenziale per migliorare il nostro benessere e limitare il rischio di malattie. La prevenzione, come sottolineato e dimostrato nel corso del “Campus Salute”, resta prioritaria e la crescente attenzione che registriamo sul territorio è la conferma che siamo sulla strada giusta”.