La quarta rivoluzione industriale, meglio nota come Industria 4.0, ha cambiato non poco l’organizzazione del lavoro. In fabbrica, rispetto ad un recente passato, si utilizzeranno sempre di più macchinari di nuova generazione in grado di generare, immagazzinare dati e rielaborarli, creando una comunicazione digitale che corre in modalità wireless attraverso i diversi reparti dell’azienda.
La rivoluzione è ancora in atto, ma gli scenari cominciano già a delinearsi: si va sempre più speditamente verso modelli improntati sulla velocità e sulla dimensione e imprevedibilità della produzione. Ma se cambiano i modelli di produzione, cambieranno anche, inevitabilmente, i profili professionali richiesti.
Serviranno, in altre parole, competenze nuove o aggiornate, sinergiche con i nuovi modi di lavorare. Spazio quindi al “lavoro agile”, detto anche “smart working”. Nelle Fabbriche Intelligenti il ruolo dei dipendenti si modificherà in maniera significativa, con maggiori responsabilità e prospettive più ampie di sviluppo personale.
Cambieranno anche le tutele dei lavoratori? E’ ipotizzabile che i lavoratori si troveranno ad operare in contesti in continua evoluzione in cui sarà più difficile parlare di sicurezza come si è fatto fino ad oggi?
Se saranno ridefiniti ruoli, mansioni e competenze, è inevitabile pensare che bisognerà in qualche modo adeguare anche le forme di tutela dei lavoratori rispetto a nuove tecnologie e ambienti di lavoro in costante e continua evoluzione.
In realtà nel testo unico sulla sicurezza e la salute dei lavoratori non c’è un capitolo specifico dedicato all’industria 4.0. Ma è chiaro che qualche prima domanda bisognerà in ogni caso iniziare a porsela. Nel “nuovo” mondo del lavoro il medico competente si configura come un consulente globale dell’impresa in materia di tutela della salute e, quindi, non attento alla sola sorveglianza sanitaria.
Il medico competente dovrà, ad esempio, affrontare i temi dell’adeguamento dei suoi modelli operativi ai nuovi contesti e all’innovazione del suo ruolo. Un cambiamento sotto certi aspetti epocale ancora, in molte realtà del nostro Paese, e soprattutto al Sud, al di là da venire.